È evidente ormai che il 2022 è l’anno del recupero pieno. A questo punto della stagione i dati parlano chiaro. Dopo due anni persi a causa della pandemia, la voglia di viaggiare e di andare in vacanza sarà più forte delle nuove ondate di Covid. Ma anche della preoccupazione per la guerra in Ucraina, dell’incremento dell’inflazione e dell’aumento consistente dei costi delle bollette. Sembra che il “Revenge travel” si stia materializzando! Questo sarà sicuramente l’anno della risurrezione turistica, lo dicono i dati. Infatti, fra l’80 e il 90% dei cittadini desidera fare un viaggio quest’anno, seppur i prezzi vadano da un 20 a un 30% in più.
Probabilmente in Italia raggiungeremo un nuovo record, magari anche superando i dati di flussi del 2019. I record vanno bene, per carità, ma in realtà avremo più turisti e minore redditività per gli operatori. Come già successo durante la Pasqua, si sta assistendo a un’accelerazione esponenziale insolita nell’attività turistica, ma soprattutto inaspettata, come dimostrano le difficoltà negli aeroporti e per i vettori aeri. Se l’attuale tendenza del mercato italiano e internazionale si manterrà, avremo il recupero di arrivi e di presenze. Ma non di redditività imprenditoriale perché i costi operativi stanno aumentando a ritmo vertiginoso, senza accenni a diminuzioni.
È necessario essere prudenti. Questo è un anno anormale, ma non corrisponde ancora al “turismo della nuova normalità”. Non dobbiamo pensare che il 2023 sarà automaticamente come il 2022. Il turismo italiano dovrà competere a livello internazionale non per la quantità, ma per la qualità e soprattutto per il valore aggiunto.
Il necessario ripensamento nel turismo italiano
Il turismo delle città d’arte e quello balneare hanno bisogno di un riposizionamento. Il rischio evidente è tornare alle situazioni di overtourism in alcune destinazioni. Pertanto è necessario un cambio di modello, fuggendo dalla quantità in favore della qualità. Dobbiamo evolvere verso un turismo più esperienziale, sostenibile, davvero autentico (non solo a parole) e più empatico con la popolazione locale. Durante la pandemia tutti hanno parlato del bisogno di evolvere e cambiare modello, ma in realtà pochissime destinazioni e pochi operatori lo hanno fatto. Il comportamento del mercato attuale, costituito ancora principalmente dal turismo domestico, può essere una trappola fatale per destinazioni e operatori turistici nell’immediato futuro. Il nostro modello turistico è molto stagionale, praticamente vincolato alla stagione estiva. E molto dipendente, per esempio per le città d’arte, da pochi mercati e viaggiatori con un potere d’acquisto medio o anche basso. Sicuramente è necessario fuggire dal “turismo della pizza o panino” verso un turismo di qualità e con maggiore potere d’acquisto. Ciò vale in particolare per le destinazioni del turismo dei borghi. Ma a questo turismo, che non necessariamente è quello di lusso, bensì premium, è necessario offrire valore aggiunto. È questa la principale debolezza del nostro sistema turistico e della nostra ospitalità generale.
I tratti della stagione 2022
Se dobbiamo definire i principali tratti che stanno delineando la stagione 2022, quella del recupero, possiamo elencarli cosi:
- La voglia di vacanza sta vincendo davanti alla realtà di prezzi elevati
- Il turismo rurale (dei borghi) e di media montagna stanno mantenendo l’attrattività guadagnata durante il periodo pandemico
- Il ritorno del turismo di città d’arte (non confondere con turismo culturale tout-court) è cominciato
- Il turismo balneare recupera flussi turistici internazionali, anche in destinazioni dove prima della pandemia erano quasi spariti
- L’incertezza modifica le abitudini dei turisti: il turista, oltre a informarsi di più e meglio con internet, blinda le sue vacanze davanti alle circostanze
- Si consolida la prenotazione tardiva
Vedremo se, con la tranquillità che questo recupero ci sta concedendo, saremo capaci di pensare alla necessaria evoluzione. Il settore turistico, destinazioni, amministrazioni e operatori, continuano a girare attorno ai temi strutturali come un criceto sulla ruota, senza cercare e una vera via di uscita. Auguriamoci che non si affermi l’idea che il turismo in Italia possa tornare al passato.