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La “staycation”. Il trend in arrivo

 

Ormai è una realtà assodata e consolidata: il turismo è un’attività diffusa. Tanto che i turisti europei stanno riducendo la durata delle proprie vacanze, ma aumentano le volte in cui fanno un break dalla routine. Un cambiamento importante nelle abitudini degli europei, è dunque la preferenza di fruire di vacanze più brevi, ma più frequenti.

I turisti più attivi in Europa al momento della ricerca delle destinazioni, delle proposte e dei prodotti per le vacanze brevi sono gli italiani. Il 67% di essi dichiara di preferire questa modalità di vacanza, seguiti dagli spagnoli (61%) e dai francesi (55%).

Questo fenomeno ha creato una nuova modalità di comportamento turistico: “le fughe”, o “staycation”. Ovvero break di due o tre giorni, che hanno come motivazione principale quella di fuggire dalla vita quotidiana, dallo stress, ecc.

C’è però un fattore da non sottovalutare. L’Avis Travel Trends report 2019 svela anche un’importante tendenza verso le cosiddette “staycation” fra gli europei consultati: il 25% preferisce rimanere nel proprio paese, privilegiando il turismo urbano (33%) o quello rurale.

Una delle principali motivazioni è il desiderio di scoprire nuovi luoghi. In questo modo cade una delle massime del turismo, la fidelizzazione o il turismo “repeater”. Questo perché i turisti vogliono nuove destinazioni e nuove esperienze. A conferma di ciò, un dato da considerare è che una persona su 10 afferma di annoiarsi durante le vacanze più lunghe.

Nelle motivazioni per fare vacanze brevi, sono da considerare altri due fattori oltre allo “scappare dalla quotidianità”. Il 45% dei turisti le fa perché sono più economiche e il 49% perché è più semplice pianificarle a partire dalle informazioni su internet.

Lo studio sulle “Staycation”

L’Avis Travel Trends report 2019 è basato su un campione di 5000 maggiorenni provenienti da Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia. Esso rileva il fatto che i cittadini di questi paesi facciano una media di tre vacanze brevi all’anno (micro fughe). Inoltre sfata il mito secondo cui i viaggi brevi siano un’abitudine dei più giovani. I turisti con un’età compresa fra i 25 e i 34 anni, ma anche gli over 65 realizzano 5 o più vacanze brevi annualmente.

Vivere esperienze, conoscere la cultura locale e ricercare l’autenticità sono le ragioni che portano alla scelta delle destinazioni. L’analisi Avis rivela che visitare i punti turistici chiave interessa al 50% del campione. Ma anche il cibo e le esperienze culinarie vanno per la maggiore, con un 49% delle preferenze.

Gli effetti per il turismo, per gli operatori e per le destinazioni turistiche sono e saranno importanti. In primis, continuerà a ridursi la permanenza media dei turisti nelle destinazioni. L’ovvia conseguenza sarà il bisogno di lavorare per attirare costantemente nuovi flussi di arrivi. Ovviamente ciò avrà un impatto sui “costi per arrivo” ottenuto (costi commerciali e costi di marketing). Stiamo quindi ben attenti al ROI!