Il 2022 è iniziato con il risorgere della Pandemia Covid-19 e con nuove tendenze turistiche.
Senza dubbio, quest’anno gli operatori e le destinazioni turistiche non potranno operare in quella che si chiama la fase del “turismo post-Covid”. Anzi continueremo ad operare nella fase “turismo nel Covid”. Seppur il 2022 avrebbe dovuto essere l’anno del recupero del turismo ai livelli pre-Covid, chiaramente non lo sarà. Come alcuni hanno previsto, il recupero ai livelli del 2019, nella migliore delle ipotesi, non si avrà fino al 2023, nella peggiore nel 2024.
È chiaro che le destinazioni e gli operatori turistici dovranno continuare a far fronte ad una situazione complessa ed imprevedibile. Perché ormai abbiamo capito che il turismo e il comportamento del mercato hanno smesso di essere prevedibili.
Nelle settimane finali dell’anno abbiamo visto innumerevoli, e sicuramente autorevoli, previsioni di quali saranno le tendenze e le innovazioni nel turismo per il 2022. Si è parlato di workation, di nomadi digitali, di revenge travel (viaggiare come vendetta al Covid e al confinamento). Di sostenibilità, di digitalizzazione, di undertourism e neverending tourism. Ma anche della crescita del turismo religioso, del turismo enogastronomico, di vacanze più lunghe, di contactless, di seamless, ecc.
Ma per poter operare nel turismo è necessario trasformare tutte queste tendenze (nell’ipotesi che si avverino) e applicarle al contesto in cui si muovono le destinazioni e anche gli operatori turistici. È evidente che la realtà del turismo italiano non è la stessa di altre destinazioni competitor. Neanche il comportamento dei turisti italiani corrisponde al comportamento dei turisti inglesi, tedeschi, americani o di altri mercati, da cui arrivano queste tendenze.
Arrivati a questo punto è necessario chiedersi: come sarà il 2022 per il turismo italiano? Come evolverà in generale e soprattutto per le diverse tipologie di destinazioni turistiche che abbiamo nel nostro paese?
Le tendenze da non considerare
Vediamo prima alcune delle tendenze che ritengo non dovremmo considerare come fondamentali per le destinazioni italiane:
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I turisti Workation
Fino a poco tempo fa sembrava che centinaia di migliaia di persone prendessero valigie e computer e andassero a fare vacanze e lavoro insieme. Alcune destinazioni ed operatori si sono subito dati da fare per attirare questi viaggiatori offrendo tariffe per soggiorni lunghi e servizi e dotazioni adatti al lavoro. Ma adesso sembra che questo non vada più. Infatti anche Booking.com prevede un aumento significativo dei viaggiatori che vorranno tornare a delimitare con fermezza il confine tra vacanza e lavoro (73%). Il 59% preferirebbe trascorrere meno tempo in vacanza, se ciò significasse poter staccare completamente la spina.
In realtà, le destinazioni italiane avevano poche chance in questo scenario, per motivi come i prezzi, la forte stagionalità, le infrastrutture digitali, ecc. Di conseguenza non dobbiamo considerare la Workation tra le tendenze imperanti nel 2022
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Il turismo Friendcation
Apparentemente, dopo un lungo periodo di restrizioni, fare vacanze e viaggiare per stare insieme agli amici sembra una tendenza del turismo per il 2022. Sicuramente ci saranno dei casi fra i babyboomer che decideranno di viaggiare con altre coppie coetanee, ma non sarà la tendenza che riempirà le destinazioni. Per molti, la pandemia ha significato trascorrere molto più tempo con familiari e amici stretti. Le vacanze nel 2022 saranno dunque un’opportunità per incontrare persone nuove. Secondo Booking il 60% ha voglia di incontrare nuova gente in viaggio.
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Revenge Travel
Certamente siamo tutti arrabbiati con il virus. Ma considerare che questa rabbia collettiva diventi la principale motivazione per fare vacanza, e che per dispetto al virus si faranno più vacanze e si cercheranno destinazioni lontane, non è la base sulla quale incentrare la strategia turistica.
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L’Overtourism è finito
Si è parlato tanto dell’undertourism, cioè del turismo verso mete poco conosciute, poco turistiche. Può essere un’idea geniale, ma invece in molti l’hanno fatto, creando involontariamente l’undertourism. In realtà questa tendenza c’era già prima del Covid. Ma abbiamo visto che i turisti hanno continuato ad andare verso le solite mete turistiche, creando nella Riviera romagnola, in Sardegna o in Costiera Amalfitana consistenti flussi concentrati in poco tempo. Probabilmente l’overtourism di prima del Covid non ci sarà. Ma non possiamo pensare che le destinazioni note, soprattutto quelle balneari durante la stagione diventino undertourism.
Il 64% dei viaggiatori nel mondo non vede l’ora di socializzare in vacanza. Il 49% vuole soggiornare in posti dove ci sia una vasta offerta di bar e locali notturni, proprio per incontrare più facilmente nuove persone.
Le tendenze 2022 da considerare
Arrivati a questo punto è necessario considerare la situazione e le tendenze reali, in modo da immaginare la strategia turistica delle destinazioni per il 2022.
Come sarà il mercato? Come si comporterà? Vedremo il ritorno massiccio del turismo internazionale? Ecc.
Proviamo a fare delle logiche considerazioni:
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Turismo domestico o turismo internazionale?
Il 2022 sarà ancora segnato prevalentemente dalle tendenze dal turismo nazionale e dal turismo di prossimità. Le destinazioni e gli operatori italiani dovranno ancora fare affidamento sui turisti nostrani. Ma avremo anche un maggiore volume di turisti internazionali, soprattutto europei, rispetto al 2021.
Ma si deve essere attenti, perché ormai i turisti, anche quelli italiani hanno voglia di vacanza all’estero. Hanno imparato a fare vacanze convivendo con il Covid e vogliono tornare nel Mare Rosso, in Grecia o in Spagna. Soprattutto se si considera che i tour operator italiani hanno bisogno di rimettere in moto i loro programmi. Ma anche che le destinazioni competitor dell’Italia sono brave, come hanno dimostrato i volumi di arrivi turistici internazionali nel 2021.
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Incremento del turismo internazionale in Italia
Dopo un 2021 in cui il turismo domestico è stato il motore del settore, si spera che il 2022 segni il momento di crescita del turismo internazionale grazie a tre fattori.
- Le minori restrizioni alla mobilità internazionale, seppur la variante Omicron dilaghi
- L’incremento globale della vaccinazione e la maggiore fiducia.
- La certificazione digitale Covid dell’Unione Europea è già un buon elemento.
L’incremento dei turisti internazionali verso l’Italia ci sarà con molta probabilità a partire dal secondo e dal terzo trimestre del 2022.
I calendari delle vacanze scolari in Europa (Germania, Francia, Olanda, ecc.) si mantengono. Pertanto è da supporre, sempre che non ci siano nuove ondate pandemiche, che a partire da Pasqua si possa già avere un flusso internazionale maggiore rispetto al 2021. Le programmazioni dei principali vettori aerei low cost europei verso l’Italia confermano questa probabile tendenza. Le destinazioni urbane e le città d’arte ne potranno beneficiare.
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I turisti faranno più vacanze
Lo smartworking è una tendenza consolidata. Ma come incide sul turismo? La possibilità di organizzare il proprio tempo di lavoro, ma anche lo stress di lavorare da casa, rende partire in vacanza, seppur breve, una realtà impensabile prima del Covid. Come si traduce questa tendenza turisticamente? Cresceranno le vacanze brevi, quelle di 2, 3 o 4 giorni, in destinazioni accessibili in relativamente poco tempo.
Si prevede che le persone realizzeranno da 3 a 4 vacanze nell’arco dell’anno, includendo ovviamente, la classica vacanza principale.
Scappare dalla quotidianità, rigenerarsi, riposarsi è una forte tendenza, che abbiamo già visto durante il 2021 e che crescerà nel 2022. Questo ha però un impatto diretto sulle destinazioni turistiche: cambia la stagionalità.
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Minore stagionalità
Più che parlare di stagionalità o di destagionalizzazione, dobbiamo considerare che in molte destinazioni turistiche è iniziato già un processo di allungamento dell’attività turistica. La tendenza delle microvacanze, soprattutto in primavera ed autunno, per rigenerarsi e riposarsi, per respirare, continuerà nel 2022. Questo implica il bisogno di trovare delle destinazioni aperte, con servizi di ospitalità, ristorazioni ed attività turistiche operative. Ne trarranno sicuramente beneficio le strutture ricettive extralberghiere.
Questa tendenza, continuerà nel futuro, perché le microvacanze diventano una parte importante nella vita delle persone. Molti confessano che anche i piaceri più semplici, come prendere il sole o trovarsi davanti a uno specchio d’acqua migliora immediatamente il loro umore.
Di conseguenza, le destinazioni e gli operatori turistici dovranno cominciare a prepararsi ad una stagione più lunga, sicuramente con dei picchi e stazionamenti. E magari dovranno operare in mesi in cui prima del Covid era usuale non avere turisti. Ma il Covid ha cambiato molte cose.
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Il pericolo dello staycation
Il turismo di prossimità non è stato soltanto un fenomeno per l’Italia. Anche i turisti internazionali, ed in particolare gli europei, si sono visti forzati a rimanere a fare le vacanze nei loro paesi. Questo ha avuto degli impatti. Da un lato ha fatto riscoprire per esempio ai britannici le loro stazioni balneari e ai tedeschi le coste del Mare Baltico. Complice anche il cambiamento climatico, durante l’estate molti rimarranno a godersi e a scoprire il proprio paese e viaggeranno in inverno o autunno. I dati delle prenotazioni verso destinazioni come le Canarie quest’inverno lo dimostrano.
Lo staycation è un fenomeno che nel 2022 continueremo ad avere, soprattutto perché molti paesi europei hanno capito che è un bene per l’economia. Sicuramente le destinazioni italiane dovranno considerare questo fenomeno e gli effetti che potrà avere a breve e medio termine.
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Polarizzazione nel comportamento turistico
Nello scenario attuale della variante Omicron, stanno emergendo due tipologie di turisti. In primo luogo il turista attento, che valuterà attentamente la destinazione e i servizi considerando le misure sanitarie, nonché il livello di contagi della destinazione. È un turista che ha bisogno di informazione e di rassicurazione, che continuerà a ritenere la flessibilità una priorità. La possibilità di cancellare o di riprogrammare gratuitamente per questa tipologia di turista sarà un fattore fondamentale.
Di conseguenza le destinazioni e gli operatori che generano fiducia e comunicano al mercato, avranno dei vantaggi rispetto a chi si concentra solo sul prezzo.
In generale, i criteri per scegliere le destinazioni per quanto riguarda questo tipo di turista saranno le garanzie, la sicurezza, la protezione ed il comfort.
Ma c’è e ci sarà l’opposto, cioè i turisti che vogliono fare vacanza. A tal fine, ci sono delle persone che approfitteranno di ogni occasione, se il loro budget lo consentirà. Booking ci dice che due terzi (61%) sono più aperti a diversi tipi di vacanza rispetto al pre-pandemia. Al 65% non importa la destinazione, purché facciano il tipo di viaggio che desiderano, lontano da casa.
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Sostenibilità e attenzione
La società naviga in un’ondata attenta alla sostenibilità, a tutto ciò che è maggiore responsabilità. La sostenibilità è arrivata nel settore turistico, non tanto per convincimento, quanto per il fatto che il mercato e la domanda siano più consapevoli. Pertanto è senza dubbio una delle tendenze in atto da considerare.
La preoccupazione ambientale e il risveglio della coscienza dei turisti fa sì che sia una tendenza che il turismo non può non considerare. Si va verso una domanda di turismo più consapevole. Questo si traduce in destinazioni di maggior valore. Ovvero quelle che avranno proposte con cura e rispetto verso l’ambiente, nell’utilizzo di prodotti locali e nella tanto famigerata autenticità.
Mettere in evidenza gli sforzi sostenibili sia nell’offerta, sia nei prodotti, ma soprattutto nella gestione della destinazione, sarà una domanda del mercato. Quest’anno, il desiderio di avere un rapporto autentico con la comunità locale continuerà e i viaggiatori cercheranno di essere più consapevoli. La pandemia ci ha fatto essere più buoni. Si dice che la metà delle persone pensi che viaggiare porti beneficio alle comunità locali. Mentre a tre quarti piacerebbe fare esperienze genuine e rappresentative della cultura locale.
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Well-being, ovvero la vacanza per stare bene
Oltre alle classiche motivazioni di vacanza, la Pandemia ha fatto crescere esponenzialmente un’altra motivazione. Lo stare bene. Più dell’esercizio fisico e della meditazione, che già erano presenti prima. Andare in vacanza per ricaricarsi, per rigenerarsi, per sconnettersi dalla realtà nella quale si vive, diventa una delle principali motivazioni, soprattutto per le vacanze brevi.
La vacanza di well-being sarà quella vincente nel 2022. Per oltre tre quarti delle persone (79%), i viaggi coadiuvano il benessere mentale ed emotivo, più di qualsiasi altra forma di riposo e relax (Booking.com). Dopo più di un anno di restrizioni e continui cambiamenti, ora come non mai, si riconoscono i benefici dei viaggi sulla salute e sul benessere. Oltre due terzi (62%) delle persone affermano di non aver mai realizzato quanto i viaggi fossero importanti per stare bene.
Il potenziale per le destinazioni e gli operatori di sfruttare queste tendenze è impressionante.
Perché il viaggio è associato al benessere? Per un quarto (26%), uscire dalla propria comfort zone è il modo migliore per resettare tutto e ricominciare da capo. Di questo 26%, due terzi (66%) affermano che soggiornare in un luogo ed ambiente diverso dal solito li ha aiutati a ricaricarsi. Mentre oltre la metà (56%) sostiene che li ha portati ad avere uno sguardo diverso sulle cose. Alcuni ad esempio si sentono rinvigoriti dalle novità, come provare una nuova cucina (57%) o sentir parlare un’altra lingua (35%). Dopo 18 mesi di giorni uno uguale all’altro, la voglia di evadere e fare qualcosa di diverso è più forte che mai. E per questo nel 2022 i viaggi restituiranno il sorriso e l’entusiasmo al rientro a casa.