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PNRR e turismo: più un sogno che una realtà

 

Nel turismo italiano funzioniamo molto per mode e il PNRR è una di queste. Oggi le tendenze nostrane sono l’enogastronomia, i cammini e i borghi. Sembra che queste tre tipologie o prodotti turistici possano riuscire a fare ciò che il turismo delle città d’arte e il balneare non sono riusciti a fare: farci risalire nella classifiche mondiali del turismo. Sembra che una destinazione turistica se non è enogastronomica, dei cammini o di borghi non abbia futuro, perché non è sostenibile, responsabile o inclusiva. Di conseguenza tutti gli sforzi si stanno concentrando su questi prodotti turistici, considerati la chiave che permetterà all’Italia di risorgere turisticamente come una fenice. Probabilmente in questa visione si pecca di eccesso di autoreferenzialità, seguendo le mode, dimenticando però un elemento fondamentale, cioè il mercato e la domanda.

A queste mode si è aggiunto ultimamente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR. La percezione diffusa è quella che il PNRR, nell’ambito del Next Generation EU, sarà la grande opportunità per il turismo italiano. Ma apparentemente gli investimenti previsti nelle misure dedicate a Cultura e Turismo 4.0 dedicano più risorse alla Cultura che al Turismo. Gli investimenti focalizzati sul turismo consisteranno nel cosiddetto Hub del Turismo Digitale, ovvero un portale (finalmente!). Ma anche sulla competitività e il progetto Caput Mundi, fatto su misura per Roma (probabilmente giusto). Una lettura delle diverse missioni e componenti contenute nel PNRR fa percepire chiaramente che, oltre alla missione specifica, il turismo non trova tanti appigli. La giusta messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto non implicherà necessariamente uno sviluppo turistico!

Quale turismo nel PNRR?

Il PNRR è concepito sulla base di un turismo che non c’è più, dando per scontato che dopo la pandemia ritorneremo ai modelli di offerta e domanda del passato. Il turismo delle radici, gli itinerari, i cammini e tanti altri concetti sono buoni, ma non saranno la spinta di cui ha bisogno il turismo italiano. Il PNRR si basa su una sorta di “ritorno al futuro”, ma ormai è evidente che nel turismo il 2019 è come l’anno di nascita di Cristo. Uno spartiacque tra un prima e un dopo. C’era il turismo “pre-Covid”, ora siamo nell’era del turismo “nel Covid” (ancora almeno fino al 2022), e verrà poi il turismo “post-Covid”.

lI trasporto ferroviario, la digitalizzazione, l’intermodalità, lo sviluppo della sostenibilità e del “green” avranno un impatto positivo sul turismo.  Ma gli effetti saranno a medio e lungo termine, mentre il nostro settore funziona e ragiona sul breve periodo. Il turismo italiano ha bisogno di un rilancio, ma è evidente che il PNRR non fornisce una visione strategica di ciò che esso dovrà essere.

In questa situazione va in crisi il modello del turismo italiano e di tante destinazioni, che era fondato sul turismo di massa ed invasivo. Il turismo non veniva gestito, ma subìto. Quante sono le destinazioni locali, sovralocali e regionali che hanno strategie di gestione e sviluppo turistico (destination management)? Davvero poche. E sono poche anche quelle che, pur avendole, le hanno realmente applicate. Il nostro modello di turismo è sempre stato incentrato sul bisogno di comunicare e promuovere, più che sulla gestione. Di conseguenza, se l’asse centrale del PNRR è quello della sostenibilità, siamo già in contrasto. Innanzitutto, dovremmo considerare il necessario passaggio dal concentrarsi su una domanda generalista a raggiungere una domanda di proposte e prodotti che richiedono più valore.

Le sfide per operatori e destinazioni

Il PNRR dovrebbe aiutare i territori e le destinazioni a superare alcune criticità come per esempio:

  • Allungamento della stagionalità
  • Bisogno di innovazione nel prodotto e nei processi
  • Concorrenza di nuovi attori nella destinazione
  • Proposte e servizi inadeguati all’evoluzione della domanda
  • Essere generalisti vs specializzazione della domanda
  • Obsolescenza e resistenza al cambiamento
  • Prodotto scarsamente esperienziale
  • Commercializzazione e prodotto
  • Concorrenza e differenziazione a partire dal prezzo

Molti hanno la speranza che il PNRR sarà il salvagente per le imprese e i territori. Ma gli operatori e gli amministratori devono essere consapevoli che dovranno però guardare alle misure che non sono nella missione dedicata al turismo. Dovranno ragionare trasversalmente e cercare soluzioni in altre misure e provvedimenti più generali. Sia le imprese che le destinazioni hanno davanti a sé delle sfide imposte dalla situazione della domanda. In un recente convegno organizzato da Confturismo-Confcommercio, a cui ho partecipato per illustrare alcune misure del PNRR e le ipotesi di utilizzo per il rilancio turistico dei territori, sono emerse le difficoltà vere che avremo nel turismo in relazione al PNRR.

Quando saremo usciti dal “turismo nel Covid” e affronteremo il “turismo post-Covid” le destinazioni e gli operatori si distingueranno tra “Winners & losers”. Per risultare vincitori, il PNRR è sicuramente un’arma da utilizzare. Ma si dovrà essere capaci di ragionare sull’utilizzare, magari anche un po’ forzatamente, alcune misure non pensate originariamente per il turismo. Vedasi la Missione 2 con le green communities, fondi integrati per la competitività delle imprese; la missione 3 con l’intermodalità e anche le missioni 4 e 5, su istruzione e inclusione.

Infine, nell’elaborare e preparare progetti e schede da presentare per il PNRR, sarà necessario adottare la visione attuale e del prossimo futuro del turismo.